I nuovi trend del mercato private analizzati nel corso della VII edizione del Lombard Day, che si è svolta il 21 ottobre 2020, live da Milano.

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Con le unit linked a capitale protetto e gli investimenti in private assets è iniziata una nuova stagione per il private insurance. I principali trend del comparto d’élite dell’industria del risparmio assicurativo, dedicato alle esigenze degli High Net Worth Individuals (HNWI), sono stati al centro della settima edizione del Lombard International Day svoltasi quest’anno in modalità virtuale a causa della pandemia (https://youtu.be/9k4zwT7Dssg).

L’evento è l’occasione in cui Lombard International Assurance incontra i suoi partner (private banker, wealth manager, family office, studi legali, fiduciarie, broker assicurativi ecc…) per fare il punto sull’andamento di un business che la vede in posizione di leadership a livello europeo con una crescita che non si è arrestata neppure nel primo semestre del 2020 (+17% di nuova raccolta) a dispetto di Covid-19. Proprio nelle settimane più difficili del lockdown di primavera la compagnia ha semplificato l’accesso alla wealth life cover sulle sue polizze unit linked che - ha spiegato il Branch Manager Italy Stefano Carpi - consente ai clienti di attivare una protezione sul capitale versato (fino a 20 milioni) in caso di premorienza pagandone l’onere soltanto quando il nav della polizza scende al di sotto dei premi netti versati. Al dibattito, assieme a Carpi e Luca Bertacchi, Head of Switzerland and International Markets di Lombard International - hanno preso parte Cristina Catania, Partner e Leader della practice Wealth & Asset Management di McKinsey & Company, e Massimo Figna, Fondatore e CEO di Tenax Capital Ltd.

L’industria del private banking - sottolinea un recente report di McKinsey di cui Catania è stata coautrice - è uno dei comparti più appetibili dell’industria finanziaria con una profittabilità di tutto rispetto, pari a €14 miliardi a livello europeo. Tuttavia - ha osservato Catania nel suo intervento - ha perso slancio nel corso degli anni passando da un net revenue margin di 110 bp del 2007 ai 73 bp del 2019. L’industria - ha aggiunto - “ha fallito nell’accompagnare l’andamento della redditività con una modifica del cost-income il cui ratio a livello europeo si attesta al 70% e non è sostenibile”.

 

Nel primo trimestre la profittabilità è cresciuta spinta dalle brokerage fee ma nel secondo trimestre, con la diffusione della pandemia e dei suoi effetti nell’economia, si è registrata una contrazione per la maggiore liquidità nei conti correnti, indotta dal clima di incertezza, che ha determinato una riduzione delle masse in gestione.

In questo scenario difficile occorre però scorgere - ha sottolineato Catania - anche opportunità da cogliere, soprattutto in tre direzioni: lo scenario di bassi tassi d’interesse spinge i gestori ad  esplorare nuove aree di investimento; occorre promuovere la digitalizzazione e la interazione digitale con la clientela (“l’industria è ancora molto indietro”); va assecondata la tendenza dei banker a lavorare in remoto, molto cresciuta durante il lockdown. “I modelli operativi - ha spiegato - cambieranno strutturalmente e, sempre più, occorre ripartire dall’esperienza del cliente con un approccio più consulenziale che rivolto al semplice collocamento del prodotto”.

In tema di investimenti le novità principali riguardano i nuovi asset privati che i gestori vanno sempre più inserendo nei portafogli della clientela d’élite, alla ricerca di una maggiore profittabilità nel lungo periodo ed anche per attenuare le scosse di volatilità che, nei momenti di difficoltà, caratterizzano i mercati regolamentati.

In un contesto, quello italiano, in cui il finanziamento alle imprese è assicurato soprattutto dalle banche -  ha detto Figna - il segmento del private debt è una componente che può crescere molto nei prossimi anni anche sfruttando un’asimmetria regolamentare. Per le norme di Basilea III - ha osservato - “le banche sono penalizzate se prestano a lungo termine alle PMI (aziende sotto i 40-50 milioni di fatturato). L’assorbimento di capitale è quasi il doppio rispetto a prestiti erogati con scadenza annuale”. Qualcosa di simile accade anche per le assicurazioni i cui investimenti in equity sono penalizzati dalle norme della disciplina prudenziale di Solvency II. “Nel 2000 le compagnie europee erano esposte nell’azionario mediamente per il 13-15% dei loro portafogli. Oggi la stessa percentuale è scesa mediamente al 2-3 per cento. Il collasso degli investimenti assicurativi in equity è la diretta conseguenza di Solvency II che ha moltiplicato per 10 (dal 4 al 38 per cento) l’assorbimento di capitale richiesto alle compagnie”. I fondi specializzati nel private debt non soffrono di questi vincoli regolamentari e dunque rappresentano una alternativa sempre più credibile per finanziare gli investimenti a medio e lungo termine delle PMI.

 

Un’altra asset class presa in crescente considerazione dai gestori è quella degli Insurance Linked Securities (ILS) tra cui rientrano i bond catastrofali (cat bond). Per chi li emette rappresentano un’alternativa alla riassicurazione per diversificare i rischi assicurativi, distribuendoli sui mercati finanziari. Per chi li acquista il maggiore appealing è dato dalla loro decorrelazione ai mercati finanziari. Il loro profilo di rischio è collegato all’evento (terremoto, inondazione, uragano) cui sono associati e non dai saliscendi delle borse e neppure dall’andamento dei tassi d’interesse. E’ il motivo per il quale, a fronte di una redditività media del 6%, la volatilità di simili prodotti è stata negli anni molto inferiore ad altre asset class con simili ritorni finanziari (vedi tabella).

Anche Lombard International - ha sottolineato Bertacchi - sta assecondando l’ingresso dei nuovi asset privati nei portafogli della propria clientela. E’ un trend - ha aggiunto - che sta registrando una “crescita importantissima” soprattutto in Francia. Con il lockdown che ha fatto seguito alla pandemia gli imprenditori come tutti sono rimasti a casa ed hanno iniziato ad occuparsi maggiormente del loro patrimonio personale in accordo alle proprie esigenze di pianificazione finanziaria e di successione. E nel corso della pandemia è cambiato anche il modo con cui Lombard si rapporta ai propri clienti. “Il viaggio verso la digitalizzazione l’avevamo iniziato da dieci anni ma covid ha rappresentato il catalizzatore del cambiamento digitale. Per digitalizzare la Francia ci abbiamo messo un anno. Con covid abbiamo abilitato le nuove procedure in un paio di settimane”.

 

Anche nell’evoluzione dei prodotti con la pandemia si è assistito ad una forte accelerazione di un cammino iniziato già da anni. “Stiamo registrando - ha sottolineato Carpi - una nuova voglia di protezione degli Hnwi che si manifesta nella diffusa richiesta di attivare l’opzione wealth life cover presente da tempo nelle nostre unit linked. Per le difficoltà del momento ne abbiamo semplificato al massimo l’accesso evitando, ad esempio, l’obbligo di esami clinici anche per importi elevati. Inoltre abbiamo introdotto un’aliquota fissa (1-3-5 per cento) in relazione all’ammontare dei premi netti versati. Prima invece c’era l’aliquota decrescente in base all’età del contraente. Le opzioni sono divenute con il tempo sempre più evolute com’è il caso, ad esempio, dell’aliquota plus con cui al momento del passaggio generazionale andiamo a mitigare l’impatto fiscale in capo agli eredi trasformando in copertura assicurativa una parte dei capitali che vengono rilasciati”.