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Tra spettro-patrimoniale e maxi-debito pubblico, i ricchi clienti del private banking tornano a guardare al Lussemburgo. Cresce l’esigenza di separare il patrimonio di famiglia da quello dell’azienda.

Salottini di mogano in palazzi d’epoca sostituti da password e firme digitali. Il lockdown per l’emergenza coronavirus ha provocato un rapido cambio di abitudini e strategie anche per chi si occupa della gestione dei grandi patrimoni. I Paperoni del risparmio sono sicuramente coloro che, meglio di altri, hanno armi efficaci per difendersi dalla crisi ma lo shock causato dal virus sui mercati e un po’ su tutti gli asset, oltre che sull’economia reale, sta mettendo a dura prova anche i loro investimenti. Clienti di fascia alta che sono spesso anche piccoli o medi imprenditori che in questa fase complicata di mercato sentono più forte l’esigenza di separare il patrimonio personale da quello delle imprese che guidano, colpite dallo stop all’attività economica.

Le voci di una patrimoniale, che circolano a ritmo alternato da settimane, stanno facendo crescere il desiderio di diversificare il proprio patrimonio oltre l’ Italia, guardando soprattutto al Lussemburgo, uno dei pochi Paesi al mondo con rating tripla A. Un trend che era stato molto forte quando al governo c’erano la Lega e M5S, con i timori di uscita dell’Italia dall’euro che erano aumentati, e ora la voglia di Granducato sembra ritornare in auge. Non solo per le voci di una covid tax sulla ricchezza, magari tramite un investimento forzoso in Btp, ma anche perché con il governo costretto a spendere ingenti risorse per sostenere le imprese e il sistema economico, il deficit e il debito pubblico italiano sono destinati inevitabilmente a lievitare. Situazione destinata a creare incertezza ancora più nei mesi prossimi quando l’emergenza coronavirus sarà superata e saranno più chiari gli effetti degli interventi sui conti pubblici con il documento di economia e finanza fresco di approvazione al consiglio dei ministri che per quest’anno prevede un pil negativo dell’8%, un deficit/pil al 10,4% e un debito al 155,7% del pil.

Non è un caso se tra le indicazioni inviate da Banca Fideuram in queste settimane, oltre alla lettera firmata dall’amministratore delegato Tommaso Corcos che ha ricordato ai risparmiatori di evitare vendite dettate dall’emozione perché «in momenti come questi si vengono a creare delle opportunità di investimento», la banca abbia anche ricordato ai propri private banker le soluzioni lussemburghesi. Si tratta dei servizi offerti dall’istituto per i clienti facoltosi e ultrafacoltosi, che hanno patrimoni rispettivamente di almeno 5 milioni di euro e di almeno 20 milioni di euro. I vantaggi del Lussemburgo, in generale, sono legati ovviamente alla possibilità di disporre di investimenti più flessibili, su misura, cui si aggiunge una maggior presenza di investimenti alternativi (hedge fund e private equity) e l’offerta articolate di private insurance, ovvero polizze vita dedicate a clienti di fascia alta, che per definizione sono impignorabili e insequestrabili. Elementi che, come detto, potrebbero assumere un peso maggiore in questo periodo con gli imprenditori interessati, in una situazione di crisi, a separare l’azienda dal patrimonio di famiglia. «Il nostro business ha risentito molto poco della crisi, con riscatti limitati», dice Stefano Carpi, branch manager in Italia di Lombard International Insurance, compagnia lussemburghese leader nel private insurance che offre polizze unit linked. «La flessibilità dei nostri prodotti ha consentito ai nostri clienti di cambiare rapidamente strategia, assieme ai partner bancari, spostando il loro portafoglio su investimenti meno rischiosi», aggiunge.

Lombard International Assurance amministra asset complessivi di circa 50 miliardi di cui 9 in Italia e ha anche uffici a Hong Kong e Singapore. «La presenza in quei mercati ci ha consentito di preparare in anticipo un piano di continuità aziendale e in poche settimane abbiamo cambiato modo di lavorare, utilizzando tecnologie per la comunicazione a distanza che sembrano molto gradite ai nostri clienti», aggiunge Carpi. «La relazione umana continuerà a essere fondamentale, vista la complessità dei servizi che offriamo, ma abbiamo anche scoperto nuove potenzialità della tecnologia».

Intanto sembra evidente che il private insurance e il private banking, che arrivavano da un 2019 da record di risultati e di raccolta, sembrano avere gli anticorpi per contrastare gli effetti del coronavirus. «La raccolta anche a marzo è aumentata di oltre mezzo miliardo in linea ai mesi precedenti e continuiamo ad avere nuova clientela che si avvicina alla nostra realtà», dice Andrea Ragaini, vicedirettore generale di Banca Generali, aggiungendo che «in termini di performance, dopo i forti guadagni del 2019, quest’anno è certamente più difficile ma la diversificazione e decorrelazione che ci caratterizza ci rende fiduciosi sulla capacità di proteggere i portafogli dei clienti». Un tema da affrontare in questo periodo con i professionisti «sarà quello di un’analisi più ampia del patrimonio tenendo conto anche delle necessità dell’impresa dei clienti e del patrimonio immobiliare che ha davanti a sé sfide diverse in questo frangente», conclude.