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Polizze vita lussemburghesi e trust, un connubio possibile nell’ambito della gestione patrimoniale. In che modo? Ne abbiamo parlato con WeWealth in un’intervista con Stefano Loconte di Loconte&Partners e il nostro Stefano Carpi, che spiegano il meccanismo con un caso pratico di un cliente che cerca di impiegare €5 milioni da destinare agli eredi combinando i due strumenti.
Pianificazione patrimoniale a 360°, grazie all’ausilio di due strumenti: una polizza di private insurance Ramo III e un trust. Per comprendere a pieno il funzionamento di tali soluzioni abbiamo chiesto agli esperti di confrontarsi su un case study.
Il caso: polizze vita lussemburghesi di Ramo III
Il Sig. Rossi ha un patrimonio da 5 milioni di euro che vorrebbe investire in modo da permettere ai suoi eredi di poterne beneficiare alla scadenza del contratto o in caso di premorienza del de cuius. Quale strumento utilizzare?
“Partendo dal fatto che gli strumenti di pianificazione patrimoniale e asset protection sono diversi“ ha esordito Stefano Carpi, “le polizze vita lussemburghesi di Ramo III, prodotto finanziario assicurativo, possono essere lo strumento adatto rispondere ad esigenze di pianificazione successoria e pianificazione (e protezione) patrimoniale”.
Come funziona il contratto?
“Il contraente della polizza lussemburghese stipula un contratto sulla vita che prevede che, in caso di premorienza, il suo patrimonio venga trasferito ai beneficiari ‘iure proprio’, ovvero al di fuori dell’asse ereditario e in totale esenzione di imposta di successione. Una volta stipulato il contratto, anche i beneficiari (eredi) non saranno soggetti ad alcuna dichiarazione”.
Quali vantaggi in termini di tassazione e protezione?
“La stipula di tale contratto ottimizza la posizione fiscale, che beneficia dell’effetto di capitalizzazione composta: per le polizze di private insurance di Ramo III l’imposizione della tassazione sul capital gain e l’imposta di bollo (0,20%) viene rimandata e differita fino ad eventuale riscatto o premorienza del contraente”.
Inoltre, l’aspetto assicurativo del prodotto non è da sottovalutare. “Si possono aggiungere opzioni di copertura del capitale in caso di premorienza che garantiscono ai beneficiari (eredi) di ricevere almeno il 101% dei premi netti versati al momento della successione. È una temporanea caso morte dinamica e decorrelata dall’asset allocation che si abbina perfettamente alla gestione finanziaria”.
Dove vengono destinati gli investimenti?
“Trattandosi di prodotto anche finanziario, il contraente della polizza di private insurance si attende una crescita del patrimonio grazie all’investimento delle somme conferite. Una volta che il cliente sceglie a chi affidare il proprio patrimonio, sarà poi la compagnia a delegare la gestione a uno o più gestori. E’ ad esempio possibile delegare un gestore italiano per la parte obbligazionaria (con una banca depositaria italiana), un gestore inglese per la parte azionaria (con una banca depositaria in Svizzera), o ancora decorrelare il portafoglio inserendo una parte di private equity (con gestore e banca depositaria in Lussemburgo). Tutto questo all’interno della stessa polizza vita: tutte le plus e le minusvalenze provenienti dalle tre gestioni si compenseranno tra loro, perché l’evento fiscale avrà luogo solo in caso di riscatto o premorienza. In ogni momento, il cliente potrà inoltre cambiare il proprio profilo e grado di propensione al rischio.”.
Il caso: l’utilizzo del trust
La pianificazione patrimoniale perfetta non esiste. E’ necessario utilizzare soluzioni semplici, flessibili ma complementari ad altri strumenti.
“Parlando di patrimoni articolati e compositi” ha argomentato Stefano Loconte, “lo strumento del trust si pone come uno dei migliori nell’ambito delle strategie di pianificazione. Sebbene la polizza sia un mezzo flessibile ed elastico, essa ha però dei limiti sotto due profili: quello della tipologia di asset (la polizza non è utilizzabile per attivi diversi da quelli finanziari) e quello della realizzazione dell’evento assicurato: quando la vita assicurata muore, la compagnia deve per forza pagare. Questa peculiarità, da un lato, permette di avere subito il patrimonio dovuto, un qualcosa di molto positivo se il timing è quello corretto; dall’altro però può far sorgere problemi qualora accadesse in un momento storico in cui fosse inopportuno che l’erede ricevesse la somma. I motivi potrebbero essere diversi: troppo giovane, momento di difficoltà con dei creditori, criticità familiari (separazioni, divorzi), e così via”.
La soluzione: polizza + trust
“Una soluzione che concilia polizza e trust, dove il trust è beneficiario della polizza, potrebbe quindi essere la soluzione: al momento della dipartita del de cuius, si valuta se la situazione è propizia al trasferimento delle risorse al beneficiario, o se invece pazientare”.
Che cos’è il trust
“Compiendo un passo indietro, il trust è un negozio giuridico attraverso il quale un soggetto, chiamato disponente, prende i suoi beni e li trasferisce al trustee, un soggetto che in quel momento ne diventa proprietario con il vincolo di destinazione: realizzati gli obiettivi prefissati in sede di stipulazione del trust. Tutto questo avviene sotto la supervisione di un guardiano, nell’interesse dei beneficiari (solitamente i figli, il coniuge o i nipoti)”.
Dove destinare un’opera d’arte o un patrimonio immobiliare?
“Quando si ci approccia al trust bisogna entrare in un nuovo ordine delle idee, dove il patrimonio non è più nostro, ma è un nostro servizio. Ciò vuol dire che sfugge a tutte le vicende della nostra vita giuridica: non finisce nell’asse successorio, non è aggredibile da creditori e così via. Il trust, inoltre, include anche strumenti non solo finanziari. E così, il cliente che si trovasse ad avere 5 milioni di attività finanziarie, opere d’arte e immobili, potrebbe destinare la prima voce ad una polizza, mentre i beni materiali ad un trust che, a scadenza della polizza, si troverà proprietario anche delle attività finanziarie”.